Agnes Grey, scritto nel 1847
da Anne Brönte, sotto lo pseudonimo di Acton Bell, è il primo romanzo
della minore delle sorelle Brönte. E’ tendenzialmente la meno conosciuta
del trio e non senza motivo; il suo romanzo, infatti, è il meno
riuscito: sebbene mantenga le caratteristiche del romanzo vittoriano del
primo ‘800, è assente quell’elemento distintivo, quel certo non so che,
che distingua il romanzo dagli altri dello stesso genere. E’ una storia
piatta in cui manca quell’originalità che appartiene a Jane Eyre o Cime tempestose,
che risultano invece molto più coinvolgenti e accattivanti, grazie
anche agli elementi gotici che sicuramente giocano un ruolo importante
nel fascino generale delle loro opere.
La storia di Agnes
Agnes Grey, secondogenita di un
modesto pastore, cresce nel contesto protetto del nido familiare;
essendo la più piccola viene spesso esonerata dai lavori domestici e,
priva di contatti sociali, mantiene una natura naïve. A diciotto anni,
desiderosa di mettersi alla prova, scoprire il mondo ed essere di aiuto
alla famiglia, decide di intraprendere la carriera di istitutrice.
La prima famiglia in cui approda, i Bloomfield, la metterà a dura prova.
Si ritrova infatti a dover combattere contro tre piccoli mostri. Tutti
tremendamente viziati e anaffettivi, sono uno peggio dell’altro: Tom, il
beniamino della madre, è un piccolo psicopatico che ama torturare ogni
animaletto gli capiti tra le mani; Mary Ann, la secondogenita, è
capricciosa e volutamente dispettosa, e Fanny, quella che in un primo
momento sembrava la più dolce, si rivela non essere da meno degli altri
fratelli, sputa in faccia e urla.
Inutilmente Agnes tenta di imporsi sui suoi allievi, anche perché i
genitori le hanno proibito qualsiasi forma di punizione severa, e così
la povera ragazza finisce anche per passare come un’incapace. La sua
prima catastrofica esperienza come istitutrice dei Bloomfield dura un
anno, dopo il quale viene licenziata.
Tornata dalla sua famiglia Agnes non si sente soddisfatta di questo
primo approccio con il mondo e decide di riprovare; d’altronde non tutte
le famiglie saranno come i Bloomfield!
Trova così lavoro presso la famiglia Murray, più altolocata della
precedente, ma non meno impegnativa. Qui Agnes deve pensare
principalmente all’educazione delle figlie, Rosalie e Matilda, senza
però imporsi severamente, cercando di interessarle e senza affaticarle
troppo, così come vuole la signora Murray.
Rosalie è una ragazza di sedici anni, molto bella e di conseguenza molto
vanitosa e frivola. Tutto ciò che interessa a Rosalie è piacere, essere
ammirata e corteggiata dagli uomini, ai quali spezza il cuore con boria
e con un piacere crudele.
Matilda è tutto l’opposto della sorella: un maschiaccio, di
tredici/quattordici anni, che impreca, si interessa alla caccia e pensa
solo a cavalcare la sua giumenta.
Anche qui Agnes tenta inutilmente di educare le signorine affidatele ai
precetti della carità cristiana, senza però essere mai presa in
considerazione. Diventa man mano sempre più invisibile: i suoi consigli
non vengono ascoltati ed è ignorata da tutti.
Avviene però un fatto che porta nuova gioia alla vita di Agnes: l’arrivo
del nuovo curatore del pastore Hatfield, il quale è un uomo ben poco
caritatevole, narcisista e meschino. Il signor Weston, il curatore, è
invece un fervente cristiano, prodigo nell’aiutare i bisognosi, umile e
gentile.
Agnes si innamora poco a poco di Weston, ma timida e insicura com’è, cerca sempre di nascondere il suo amore.
Alla morte del padre, Agnes apre una scuola assieme alla madre,
lasciando quindi la famiglia Murray e Weston, che comunque deve
trasferirsi altrove.
E’ tutto finito dunque? Il finale lo potete immaginare.
Due istitutrici: Agnes e Jane a confronto
Sia in Agnes Grey che in Jane Eyre
figurano come protagoniste due donne, entrambe istitutrici, che
mostrano però una personalità dissimile, sebbene con qualche
somiglianza.
Agnes, educata in casa dalla madre, è piuttosto ingenua anche se non
stupida. Jane, rimasta orfana, è stata istruita con le regole ben più
severe dell’orfanotrofio.
Agnes è mite, introversa, taciturna, remissiva; non riesce a imporsi né
sui propri allievi, né con i suoi datori di lavoro. Come istitutrice
cerca di fare del suo meglio, ma non può che accontentarsi dei piccoli
risultati che ottiene, se li ottiene.
Si reputa una persona morale e pia, ma ha comunque poca stima di sé,
forse anche a causa di come viene trattata dagli altri. E’ quindi
insicura e si rende lei stessa invisibile, tanto che rimane stupita se
qualcuno si interessa a lei.
Jane invece, sebbene sia anch’essa introversa, non è affatto remissiva;
ha un carattere coraggioso e non ha paura di dire quello che pensa.
Istitutrice capace e intelligente, ha però anche lei poca autostima,
almeno per quanto riguarda il suo aspetto fisico, in quanto si ritiene
“bruttina”.
E’ superfluo dire che ho preferito di gran lunga Jane.
Struttura
Anche nella struttura narrativa Agnes Grey si differenzia dai romanzi delle sorelle maggiori: Cime tempestose (che strutturalmente risulta il più complicato dei tre) presenta due narratori interni, di primo e secondo grado.
Agnes Grey è scritto in prima persona; nella premessa, la
narratrice spiega che l’intento del libro è quello di raccontare la
propria storia perché possa tornare utile a qualcuno o divertente per
qualcun altro. Agnes si rivolge spesso al lettore scusandosi
continuamente nell’eventualità di risultare noiosa e salta delle parti
che ritiene di scarso interesse, finendo, così, per diventare realmente
noiosa.
Anche Jane Eyre è scritto in prima persona, ma la narratrice è
meno invadente; non interrompe la narrazione per interagire direttamente
con il lettore, né censura o si scusa per ciò che ha da dire.
Conclusioni
Sebbene Agnes Grey si legga bene e velocemente, Jane Eyre resta il mio preferito.
Troppo tenue e banale per reggere il confronto con le sorelle, il
romanzo di Anne può passare inosservato senza che se ne senta molto la
mancanza.
Non lo boccio del tutto, ma nemmeno lo promuovo a pieni voti.
Voto: ★★★
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